S.Antonio di Padova

mercoledì 28 luglio 2010

Abbà

Signore,
nel Vangelo di domenica scorsa ci hai insegnato a pregare. "Dite Abbà", hai detto. Non padre, papà. Come quando eravamo piccoli. "Papà" come atto di totale abbandono, come dire "fai tu", aiutami, ho bisogno di te.

Signore, io non ci riesco.

Il "papà" che mi hai dato sulla terra è un tormentatore. Papà, mi hai rovinato la vita. Papà, mi hai picchiato. Papà, quando mai ho potuto fidarmi di te. Papà, quando mai ci sei stato quando ho avuto bisogno. Papà, come sono contenta che te ne sei andato fuori dai piedi.

Signore, davvero vuoi che ti chiami "papà"?

Signore, come posso consegnarmi a tua madre Maria come fosse una mamma, quando mia mamma è una donna opprimente, che ha sofferto - d'accordo, tutta la comprensione - ma non sa fare a meno di riversare queste sofferenze su di me, ed io non ho modo di sottrarmi, come faccio, Gesù?

Gesù, come posso chiamarti fratello, quando il fratello che mi hai dato ha il cuore tanto indurito e faccio così fatica per andarci d'accordo... E va bene, ha sofferto, hanno sofferto tutti, Signore. Anche io però.

Abbà, mi hai insegnato ad amarti, e ora sento forte il bisogno di Te. Ma com'è difficile amare quest'umanità che mi hai messo vicino. Ti sento quasi che mi rispondi: "Non dirlo a me...".

Ma Tu sei Dio, Signore, e io sono solo un piccolo uomo così inadeguato davanti al Mistero della Croce.

Vieni Gesù, parliamo un po', lascia che almeno mi sfoghi. Apri le Tue braccia, Signore, consolami, perché la vita mi fa male adesso. Aiutami Abbà, perché io non lasci più la tua mano, mai più.


Ester

1 commento: